Legge Montagna, question time del Pd in consiglio regionale. Alice Parma: “Servono strumenti e risorse certe per sostenere davvero i Comuni montani della nostra Regione. Dal Governo l’ennesimo provvedimento simbolico che rischia di essere un nulla di fatto”
14 ottobre 2025

“La nuova legge nazionale sulla montagna rappresenta un passo atteso da tempo, ma lascia aperti punti cruciali, come l’individuazione dei Comuni montani e, soprattutto, il grande tema delle risorse”. A dirlo è Alice Parma, vice capogruppo Pd in consiglio regionale, dove il collega Daniele Valbonesi a nome della maggioranza ha presentato un question time sul tema. “Mi riferisco alla Legge 131/2025, “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane, che introduce, sulla carta, misure per contrastare lo spopolamento e sostenere lo sviluppo dei territori montani, ma senza i necessari correttivi rischia di diventare un’occasione mancata”. Tra i punti sollevati nell’interrogazione è stata evidenziata l’urgenza di rivalutare i nuovi parametri altimetrici e morfologici previsti dalla normativa, che potrebbero modificare l’attuale perimetrazione dei Comuni montani e incidere su politiche di sostegno ormai consolidate, escludendo realtà storicamente considerate montane, in particolare nell’Appennino. “Come sottolineato dall’Assessore alla Montagna Baruffi, oltre il 60% dei comuni dell’Emilia-Romagna ad oggi classificati come montani, con la previsione di questa legge rischierebbero di non essere riconosciuti come tali e quindi essere esclusi da eventuali benefici. Più in generale, ad essere danneggiati, sarebbero i comuni appenninici della nostra terra: la dimostrazione di una volontà politica non omogenea che tende ancora una volta a dividere, anziché a ridurre le disuguaglianze territoriali” continua Parma. Altro tema centrale è quello del riordino istituzionale, con particolare riferimento al ruolo delle Unioni di Comuni, completamente assenti nella legge ma fondamentali per garantire servizi essenziali nei territori più piccoli e periferici e notoriamente più fragili anche dal punto di vista organizzativo. “Sul piano finanziario poi – prosegue Parma – manca una vera fiscalità di vantaggio, che rappresenterebbe un concreto incentivo per le aree montane. Le risorse previste dal nuovo Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, pari a 200 milioni di euro annui, sono fondi esistenti dal 2021: non c’è quindi nessun incremento o quota aggiuntiva per questi territori. Senza tempistiche certe, il rischio è quello di finire, ancora una volta, in un nulla di fatto. Questa legge – conclude la consigliera dem – ha tutte le sembianze dell’ennesimo provvedimento simbolico di questo Governo: ricco di parole ma povero di visione e di risorse. Servono più coraggio e più chiarezza: le aree interne sono decisive per il futuro del nostro Paese.”
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